Mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che nella lingua pali (variante del sanscrito, lingua del Buddismo) viene tradotta con “attenzione consapevole”, “consapevolezza” o anche con “presenza mentale”.
Sicuramente appartiene all’ambito della meditazione ed il lignaggio è quello delle filosofie orientali ma non serve abbracciare nessun credo per praticarla.
La Mindfulness, come protocollo scientifico, nasce alla fine degli anni ’70 da un’intuizione di Jon Kabat Zinn, biologo presso l’Università di medicina Massachusetts.
Jon Kabat-Zinn ebbe infatti il merito di portare all’attenzione del mondo scientifico occidentale le millenarie pratiche di meditazione delle tradizioni orientali, dando loro un assetto laico e strutturato, in modo che potessero essere metodo di intervento nel trattamento di diverse problematiche. Ideò così un programma di Mindfulness Training di 8 settimane che iniziò ad essere utilizzato in modo sistematico con ottimi risultati sia per la riduzione dello stress (protocollo MBSR Mindfulness per la riduzione dello stress) sia in ambito psicoterapeutico (protocollo MBCT terapia cognitivo comportamentale basata sulla Mindfulness).
Da allora, il metodo Mindfulness ha avuto una enorme diffusione ed ancora oggi viene utilizzata in ambito terapeutico, clinico ma anche in ambito lavorativo (nelle aziende), a livello scolastico, e nella vita di tutti i giorni dalle persone che si sono avvicinate a questa pratica con un corso di 8 settimane (protocollo MBLC Mindfulness Based Living Course , quello che insegno io).
In questo momento troviamo questa parola ovunque sui giornali, sui social e se ne parla molto alla radio ed in televisione.
Con la pandemia sono nate tantissime iniziative , attive tutt’ora, di proposte di pratica anche on line proprio per dare un supporto in questo momento di difficoltà.
Ma vediamo che cosa significa Mindfulness ?
La Mindfulness, quindi, è un atteggiamento mentale che unisce le antiche pratiche buddhiste con le moderne ricerche in ambito psicologico e neuroscientifico.
Le definizioni più importanti sono 3:
Jon Kabat Zinn definisce la MINDFULNESS come porre attenzione in modo particolare (intenzionalmente)al momento presente, e in modo non giudicante”, mettendo l’accento sull’intenzionalità (modalità non giudicante).
Rob Nairn definisce la MINDFULNESS come “Sapere ciò che accade, mentre accade, senza giudizio e senza preferenze” mettendo l’accento sull’intenzionalità (senza preferenze).
Rob Nairn è stato allievo del Dalai Lama e fondatore della Mindfulness Association e dei protocolli di Mindfulness della M.A.(tra cui MBLC), ente britannico con cui mi sono formata in questo ambito.
Tara Brach definisce la MINDFULNESS come “pausa tra stimolo e risposta; nello spazio che si crea c’è la scelta “, mettendo l’accento sullo spazio ( nello spazio che si crea c’è la possibilità di cambiare prospettiva).
Tara Brach è una psicologa americana allieva di Jack Kornfield, fondatrice e insegnante della Insight Meditation Community ha approfondito l’aspetto della Compassione.
In realtà la presenza mentale è una capacità naturale della mente, innata, che ci appartiene in qualità di esseri umani e attende di essere “allenata” perché siamo abituati ad essere spesso distratti, sempre coinvolti nei pensieri (identificandoci con essi) proprio per abitudine.
Tutti sperimentiamo la presenza mentale completa nella vita. Sicuramente in alcune situazioni è più facile: magari nei momenti di quiete, immersi nella natura, in vacanza, davanti ad un bel tramonto ed in questi momenti è meno probabile essere distratti.
Siamo presenti magari anche quando svolgiamo qualche attività che ci piace (suonare uno strumento, ballare, praticare sport, mangiare il nostro cibo preferito).
Ma spesso succede anche che non è sempre il nostro modo di agire abituale.
Di solito, nella giornata, l’attenzione è spesso dispersa. Si stima che abbiamo circa 60.000 pensieri al giorno, il che significa che facciamo un pensiero ogni secondo durante l’arco di tutta la giornata e da svegli siamo distratti per il 47% del tempo.
La presenza mentale si può allenare attraverso degli esercizi pratici “ pratiche di consapevolezza “ dove ci si allena a dirige volontariamente la propria attenzione a quello che accade nel proprio corpo, intorno a sé, ascoltando più accuratamente la propria esperienza, osservandola per quello che è, senza anche giudicarla o criticarla.
La presenta mentale ha 4 aspetti che si esplorano durante la pratica:
1. Corpo (sensazioni del corpo)
2. Esperienze sensoriali partendo dall’esterno (sensi: olfatto, gusto, vista, suoni; corpo: sensazioni di appoggio del corpo,pressione)
3. Emozioni (stati mentali,sentimenti,stati emotivi)
4. Pensieri (ricordi, progetti, immagini, chiacchere, storie)
Non servono quindi luoghi e modi speciali per diventare consapevoli del momento presente.
Il training di Mindfulness procede a 2 livelli:
Abbiamo IL METODO cioè quali passi dobbiamo fare per calmare la mente e mantenerla focalizzata.
Ed alleniamo anche L’ATTEGGIAMENTO, una mente aperta e curiosa permetteranno di “risvegliare “ la consapevolezza dove la gentilezza costituirà il terreno fertile per far nascere il seme della presenza mentale.
Questo aspetto del training è fondamentale per accogliere quello che emerge nell’esperienza senza volerla cambiare o controllare ed accettare l’esperienza così com’è (anche quando non ci piace).
Principalmente la Mindfulness si pratica in 3 modi:
La “pratica formale” che consiste nel dedicare quotidianamente del tempo a pratiche di Mindfulness (da seduti andiamo a rinforzare la consapevolezza proprio come un allenamento muscolare).
Il secondo modo è costituito dalle “pratiche informali” e queste riguardano tutti i modi in cui è possibile coltivare la presenza mentale anche mentre svolgiamo le più svariate azioni della vita quotidiana (camminando per andare al lavoro, quando cuciniamo o quando mangiamo). E quindi durante la vita quotidiana alleniamo il muscolo della consapevolezza.
Il terzo modo invece è attraverso le “pratiche brevi ” (3 minuti di pausa per respirare, pausa di compassione) che sono delle pratiche appunto di pochi minuti che possiamo applicare nei momenti difficili della vita, per passare dalla modalità “fare “(pilota automatico) alla modalità essere ( creando quello spazio di cui parla Tara Brach nella definizione di Mindfulness)in modo da relazionarci alla difficoltà da una prospettiva più ampia, spaziosa che fa la differenza.
Siete pronti ad iniziare un protocollo di Mindfulness?